Il giorno della civetta

Romanzo breve di Leonardo Sciascia . ambientato nel 1960 . Sicilia rurale,mafia e connivenza della politica che nega l’esistenza della mafia Sciascia si ispira a un episodio realmente accaduto, il delitto di Accursio Miraglia, un sindacalista ucciso dalla mafia nel gennaio del 1947. Descrive la realtà della mafia in Sicilia e la difficoltà delle istituzioni di combatterla.

Il libro è diventato un classico della letteratura italiana e un punto di riferimento nella denuncia della presenza della mafia nella società italiana. Sciascia, infatti, con la sua opera ha contribuito a fare luce sulla realtà della criminalità organizzata in Sicilia, evidenziando le connessioni tra la mafia e il potere politico ed economico.

“Il giorno della civetta” rappresenta un’importante testimonianza sulla lotta alla mafia in Italia e sulla necessità di contrastare il fenomeno con azioni concrete e determinate. Il libro mette in luce l’importanza della legalità e della giustizia come strumenti per la costruzione di una società libera e democratica.

Purtroppo, la mafia è ancora presente in Italia e rappresenta una minaccia per la legalità e la democrazia. Tuttavia, grazie alla denuncia di autori come Sciascia e all’impegno delle istituzioni e della società civile, la lotta alla mafia continua ad essere una priorità per il Paese.

Nel romanzo “Il giorno della civetta” di Leonardo Sciascia, il prefetto Mori è un personaggio chiave nella vicenda.

Il prefetto Mori è il rappresentante dell’autorità governativa in Sicilia, che cerca di combattere la mafia attraverso l’applicazione delle leggi e il rispetto della giustizia. Tuttavia, il suo operato viene ostacolato dalle connivenze tra i poteri politici locali e la criminalità organizzata.

Il personaggio del prefetto Mori è ispirato alla figura reale di Cesare Mori, prefetto di Palermo negli anni ’20, che tentò di combattere la mafia in modo deciso e determinato, ma incontrò molte resistenze e ostacoli.

Nel romanzo, il prefetto Mori rappresenta la figura dell’uomo onesto e integro, che cerca di fare il proprio dovere nonostante le difficoltà e la corruzione che lo circondano. La sua figura è simbolica dell’impegno per la legalità e la giustizia, ma anche dell’impotenza delle istituzioni di fronte alla mafia e alla sua forza distruttiva.

Alcuni passi dal libro ci mostrano anche il linguaggio e la mentalità dell’epoca che pur facendoci sorridere ci lasciano l’amaro in bocca:

“…E se dice che il povero Nicolosi era cornuto, possiamo metterci sopra bollo e sigillo che le corna ci sono. Sarebbe dunque il caso di prendere quel Passerello e dargli una spremutina…».(si preferisce sempre mettete avanti il movente passionale…”

“….in vita mia non ho mai conosciuto un mafioso» al che dalla parte di via La Lumia, al limite della piazza, dove di solito i comunisti si addensavano quando i loro avversari tenevano comizio, venne chiarissima la domanda «e questi che stanno con lei che sono, seminaristi?» e una risata serpeggiò tra la folla mentre l’onorevole, come non avesse sentito la domanda, si lanciava a esporre un suo programma…”

Nel romanzo “Il giorno della civetta” di Leonardo Sciascia, il rapporto tra mafia e politica appare molto stretto e complicato.

La mafia è rappresentata come una potente organizzazione criminale che ha infiltrato in modo diffuso e pervasivo il potere politico ed economico della Sicilia. La figura del sindaco del paese, Don Mariano Arena, è emblematica di questo rapporto ambiguo e corrotto tra mafia e politica.

Don Mariano Arena, infatti, è un personaggio che rappresenta il potere della mafia sul territorio e che si serve del suo ruolo politico per garantire il controllo del territorio e degli affari illeciti. Il sindaco è perfettamente consapevole dei legami tra politica e mafia e trae vantaggio dalla sua posizione di potere.

Il romanzo mette in luce il ruolo fondamentale della mafia nella politica locale, evidenziando come la criminalità organizzata sia stata in grado di manipolare il sistema democratico e di influenzare le scelte dei politici. La figura del prefetto Mori rappresenta l’unico tentativo di contrastare questa realtà, ma le sue azioni appaiono inutili e vane di fronte alla forza distruttiva della mafia.

“….Una eccezionale sospensione delle garanzie costituzionali, in Sicilia e per qualche mese: e il male sarebbe stato estirpato per sempre…”

Dalle parole dell’autore Leonardo Sciascia

Ho scritto questo racconto nell’estate del 1960. Allora il Governo non solo si disinteressava del fenomeno della mafia, ma esplicitamente lo negava. La seduta alla Camera dei Deputati, rappresentata inqueste pagine, è sostanzialmente, nella risposta del Governo ad una interrogazione sull’ordine pubblico in Sicilia, vera. E sembra incredibile: considerando che appena tre anni dopo entrava in funzione una commissione parlamentare d’inchiesta sulla mafia. A quel momento, sulla mafia esistevano inchieste e saggi sufficienti a dare al Governo e all’opinione pubblica nazionale, la più precisa informazione: non ancora pubblicata, ma nota nei risultati, l’inchiesta parlamentare sulle condizioni economiche e sociali della Sicilia (1875) e quella parallela, condotti di propria iniziativa da due giovani studiosi, Leopoldo Franchetti e Sidney Sonnino (e questi doveva poi arrivare, nel 1906 e nel 1910, a presiedere il Consiglio dei Ministri); gli scritti di Napoleone Colajanni; il saggio di un ex funzionario di Pubblica Sicurezza, Giuseppe Alongi, intitolato Maffia; le memorie dell’ex prefetto Cesare Mori che negli anni del fascismo era stato mandato in Sicilia per reprimere, con pieni poteri,ogni manifestazione mafiosa. Ma di opere letterarie, romanzi racconti teatro, e sono quelle che meglio del saggio e dell’inchiesta raggiungono e informano un pubblico più vasto, ce n’erano soltanto due: una di livello popolare, ed era popolarissima, che rappresentava un mondo di piccoli mafiosi di quartiere – ladri soverchiatori violenti: ma non privi di sentimento e suscettibili di redenzione – che si intitolava I mafiusi di la Vicarìa (commedia in dialetto di Giuseppe Rizzotto e Gaspare Mosca; e la Vicarìa era il carcere di Palermo, allora famoso quanto oggi quello dell’Ucciardone); l’altra, Mafia, pure scritta per il teatro, in italiano, da Giovanni Alfredo Cesareo (professore all’Università di Palermo, poeta e traduttore di Shakespeare), che rappresentava una borghesia che assumeva la mafia quasi come una ideologia e la praticava come regola di vita, dei rapporti sociali, della politica. Entrambe le opere, a livello diverso, erano un’apologia non della mafia come associazione delinquenziale (che in questo senso si negava esistesse), ma di quello che il più grande studioso delle tradizioni popolari siciliane, Giuseppe Pitré, chiamava «il sentire mafioso»: cioè di una visione della vita, di una regola di comportamento,di un modo di realizzare la giustizia, di amministrarla, al di fuori delle leggi e degli organi dello Stato. Ma la mafia era, ed è, altra cosa: un «sistema» che in Sicilia contiene e muove gli interessi economici e di potere di una classe che approssimativamente possiamo dire borghese; e non sorge e si sviluppa nel «vuoto» dello Stato (cioè quando lo Stato, con le sue leggi e le sue funzioni, è debole o manca) ma «dentro» lo Stato. La mafia insomma altro non è che una borghesia parassitaria, una borghesia che non imprende ma soltanto sfrutta. Il giorno della civetta, in effetti, non è che un «peresempio» di questa definizione. Cioè: l’ho scritto, allora, con questa intenzione. Ma forse è anche un buon racconto. . Leonardo Sciascia (1972)

“Il giorno della civetta” rappresenta un’importante testimonianza sulla lotta alla mafia in Italia e sulla necessità di contrastare il fenomeno con azioni concrete e determinate. Il libro mette in luce l’importanza della legalità e della giustizia come strumenti per la costruzione di una società libera e democratica.

Purtroppo, la mafia è ancora presente in Italia e rappresenta una minaccia per la legalità e la democrazia. Tuttavia, grazie alla denuncia di autori come Sciascia e all’impegno delle istituzioni e della società civile, la lotta alla mafia continua ad essere una priorità per il Paese.

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